Al balcone

campagna
Un’economica sigaretta
paesaggio spettrale
di questa bassa campagna
e gli stentati alberelli
rassegnati anche loro
all’economia, alla contrazione

L’auto curva veloce
punta verso il bar
per un aiuto al sonno
una tonda, un po’d’erba

Affacciata a quest’angolo
di mondo toccato in sorte
né isole né velieri all’orizzonte
nessuna poesia di marine
scintillanti e precise.
Alberelli stenti,
cielo che vira a un viola
sintetico, fasullo alone di luna
dei lampioni, lo schiocco
dei biliardini.

Guardando meglio,
in lontananza l’ombra
del veliero fantasma
pirata della bassa che sventola
uno straccetto di bandiera.

novembre 1994


Giornata della memoria

leiL’anno scorso, sul treno per Auschwitz partito dal campo di Fossoli c’ero anch’io; quest’anno, mando un saluto a lei, la ragazzina di queste immagini, qualunque sia stato il suo nome, qualunque sia stata la sua storia, la sua vita, prima. So solo che aveva 14 anni, il giorno in cui è morta ad Auschwitz: nella foto che ho scattato c’è un’ombra a nascondere il suo nome.

La Fondazione Fossoli.

PS Carlo Lucarelli l’ha riconosciuta e mi ha segnalato il suo nome: questa bambina si chiamava Czeslawa Kwoka, e qui c’è la sua storia.


Lasciami entrare

right-one-in-both Lasciami entrare, film svedese tratto dall’omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist, è tante cose insieme: è una storia di vampiri, ma anche una storia d’amore; è una storia di solitudini che si incrociano, delle paure e delle difficoltà che sempre accompagnano il passaggio dall’infanzia all’età dell’adolescenza, di adulti distanti e troppo presi dalle loro normali disperazioni e inquietudini per accorgersi di quelle dei loro figli; è una storia di oscene periferie prefabbricate, -quelle che Marc Augè definirebbe non-luoghi e che invece, dal momento che qualcuno le abita, sono luoghi eccome- apparentemente immobili, dove un’umanità depressa, talvolta disperata, conduce la quotidiana battaglia con un’esistenza avara, tra amicizie, alcolismo, incomprensioni e ombre troppo lunghe.

E’ una storia coraggiosa, questa. Che dimostra come partendo dal genere più trito sia possibile sperimentare, innovare, emozionare. Senza eccesso di effetti speciali (anzi, un paio di colpi di scena del film, secondo me avrebbero tranquillamente potuto non esserci).

Luce livida da inverni artici, neve che cade, il suono del ghiaccio che scricchiola e due mani che  riescono a sfiorarsi anche attraverso una superficie di vetro apparentemente inscalfibile.

Bellissimo.


Bianco

ghiacciIl tavolo è di nuovo vuoto. I libri sul Nord sono tornati sopra lo scaffale. Si finisce. Si ricomincia da un’altra parte.


Casalecchio, Teatro Testoni: Arangara con Carlo Lucarelli, Simona Vinci e Marco Bettini


 …lungo la strada infinita che attraversa Freetown fino alla periferia, dove la città di baracche si sbriciola e diventa campagna, ci sono centinaia di cani rosa che attraversano di colpo o camminano ai bordi della carreggiata, e poi capre, galline, uomini, donne, bambini e automobili lanciate a tutta velocità, e adesso anche noi corriamo, reggendoci l’uno all’altro, al sedile, a un pezzo di carrozzeria. Sballottati nel ventre buio di una città sconosciuta con la lista delle vaccinazioni elencate sul nostro certificato internazionale giallo e le valigie gonfie di deet, repellenti, zampironi, trattamenti antimalarici, antidiarroici, antipiretici. Mentre siamo su quella jeep che corre nella notte nera non lo sappiamo che domani, quando ci sveglieremo su una spiaggia, davanti all’oceano, in mezzo a un mare di bambini sudici e bellissimi, questo posto ci spoglierà di tutto…

Un grazie di cuore a tutti quelli che sono stati con noi.

Le prossime date dello spettacolo saranno in marzo.

-Tutti i proventi saranno devoluti al finanziamento di un asilo a Lakka (Freetown, Sierra Leone) e di un complesso scolastico sempre a Kissy (Freetown). –

carlomarcosimona-arangara2simona:carlo- provegianfrancocecilia-arangaraal completoTutte le fotografie sono di Valentina Misgur.