Quando poi le cose che hai scritto diventano un libro, una cosa che si vende e si compra, che si espone nelle librerie, che tutti possono sfogliare, commentare, amare o odiare o ignorare, cose che come un qualsiasi prodotto commerciale devi andare in giro a presentare allo stesso modo che se fossero prosciutti, aspirapolvere, mutande col buco, caramelle, tappeti, ecco, in quel momento ti sdoppi. E anche quelle cose, quel libro, si sdoppiano: sono parte di te, la parte più segreta, quella più vera, sono un pezzo della tua vita e della tua fatica, e allo stesso tempo no, allo stesso tempo sono altro da te, se ne vanno da te e diventano di tutti quegli altri che il caso gli farà incontrare. E tu un po’ soffri il distacco, un po’ ti senti sollevato, che è di nuovo tempo di mettersi in marcia, e di pensare ad altro. Ed è anche per questo che per me, il momento più duro arriva adesso, quando qualcuno mi chiede di raccontare, di spiegare, di approfondire. Il libro è lì. E’ solido, ha le sue 228 pagine di caratteri stampati. Dice quello che deve dire, nel preciso modo in cui deve dirlo. Tu -Io- non c’entri più.

In corpo, da ieri mattina, l’epatite A e la Febbre gialla. Tra due settimane, epatite B, antitetanica e tifo. L’Africa si avvicina. E’ una sensazione strana, sapere di avere la Febbre gialla. Adesso che ci penso, mi piacerebbe avere anche la Dengue. E’ esotico. Erotico. I virus mi hanno sempre affascinata: un altro che ti cammina dentro.


studi VINCI
L’unico suo dono è non avere piú nulla, un corpo gracile
e uno sguardo febbrile che inghiotte lo spettacolo
di un Paese stremato.
Nello sguardo di questa donna Simona Vinci rinnova
la tradizione dei «vinti» e dei «perdenti» in un grande
romanzo che li immortala, forse per l’ultima volta,
prima di essere travolti dal vento della Storia.
Un libro che mette a nudo senza pietà il nostro tempo.
Chi non ha sognato, almeno una volta,
di piantare tutto e tutti, e sparire?
Una donna corre lungo la Strada Provinciale Tre,
tra i camion e i gas di scarico, in un paesaggio italiano
irrimediabilmente mutato e sconvolto.
Forse ha scelto di fuggire, o forse deve.
Che cosa nasconde, quale peso insostenibile?
Ai margini di tutto, dove sembrava non esserci nulla,
si compone un mondo di umanità commovente.
Una storia di incontri, di misteri e di colpi di scena.
Una storia costruita con un magistrale senso dell’attesa
e del suspense. Una storia che, infine, parla della nostra
stessa esperienza di esseri umani.
Della possibilità che abbiamo ancora di darle un senso.
E di che cosa significa oggi essere, o credersi, liberi.

STRADA PROVINCIALE TRE
EINAUDI  STILE LIBERO •BIG

* Siccome stamattina mi è arrivato un sms da Torino che diceva così: "ho visto una copia del tuo libro spostarsi per la casa editrice…", posso considerarlo a tutti gli effetti ufficiale. Il libro è nato, esiste fisicamente. In libreria, dal 27 di novembre. Meno una settimana.

Nessun popolo è illegale

Il triangolo nero

Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne

La storia recente di questo paese è un susseguirsi di campagne d’allarme, sempre più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando "emergenze" e additando capri espiatori.
Una donna è stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida è sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena è la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L’odioso crimine scuote l’Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena è stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignità? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che è italiana, e che l’assassino non è un uomo, ma un rumeno o un rom.
Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all’uscita di un supermercato, ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza storia, senza umanità. Delle loro condizioni, nulla è più dato sapere.
Su queste vicende si scatena un’allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell’ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.
E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano a chi urla più forte, denunciando l’emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalità (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli più bassi dell’ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto Eures-Ansa 2005, L’omicidio volontario in Italia e l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima è una donna; più di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro è sette volte su dieci il marito o il compagno: la famiglia uccide più della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto.
Nell’estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le donne non è un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l’aspetto fisico e la disponibilità sessuale spacciandoli come conquista. Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parità femminile nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell’influenza politica, l’Italia è 84esima. Ultima dell’Unione Europea. La Romania è al 47esimo posto.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.
Succede che è più facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all’assistenza sanitaria, al lavoro e all’alloggio dei migranti; che è più facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.
Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, metà delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che è sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani – dopo aver "delocalizzato" e creato disoccupazione in Italia – pagano salari da fame ai lavoratori.
Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d’ora di popolarità. Non si chiedono cosa avverrà domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo che è dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre già echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi da fuoco.
Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di libertà, dignità e civiltà; che rende indistinguibili responsabilità individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.
E non sembra che l’ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i poveri.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell’intelligenza e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non è una forma di "concorso morale".
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.
Nessun popolo è illegale.


Scritto e promosso da: Alessandro Bertante, Gianni Biondillo, Girolamo De Michele, Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Helena Janeczek, Loredana Lipperini, Monica Mazzitelli, Marco Philopat, Alberto Prunetti, Marco Rovelli, Stefania Scateni, Antonio Scurati, Beppe Sebaste, Lello Voce, Wu Ming.
Tra i primi firmatari: Fulvio Abbate – Maria Pia Ammirati – Manuela Arata – Bruno Arpaia – Articolo 21 Liberi di – Rossano Astremo – Andrea Bajani – Nanni Balestrini – Guido Barbujani – Ivano Bariani – Giuliana Benvenuti – Silvio Bernelli – Stefania Bertola – Bernardo Bertolucci – Sergio Bianchi – Ginevra Bompiani – Carlo Bordini – Laura Bosio – Botto&Bruno – Silvia Bre – Enrico Brizzi – Luca Briasco – Elisabetta Bucciarelli – Franco Buffoni – Errico Buonanno – Lanfranco Caminiti – Rossana Campo – Maria Teresa Carbone – Massimo Carlotto- Lia Celi – Maria Corbi – Stefano Corradino – Mauro Covacich – Erri De Luca – Derive Approdi – Donatella Diamanti – Jacopo De Michelis – Filippo Del Corno – Mario Desiati – Igino Domanin – Tecla Dozio – Nino D’Attis – Emergency – Francesco Forlani – Enzo Fileno Carabba – Ferdinando Faraò – Marcello Flores – Marcello Fois- Gabriella Fuschini – Barbara Garlaschelli – Enrico Ghezzi – Tommaso Giartosio – Lisa Ginzburg – Roberto Grassilli – Andrea Inglese – Franz Krauspenhaar – Kai Zen – Nicola Lagioia – Gad Lerner – Giancarlo Liviano – Claudio Lolli – Carlo Lucarelli – Marco Mancassola – Gianfranco Manfredi – Luca Masali – Sandro Mezzadra – Giulio Milani – Raul Montanari – Giuseppe Montesano – Elena Mora – Gianluca Morozzi – Giulio Mozzi – Moni Ovadia – Enrico Palandri – Chiara Palazzolo – Melissa Panarello – Valeria Parrella – Anna Pavignano – Lorenzo Pavolini – Giuseppe Pederiali – Sergio Pent – Santo Piazzese – Tommaso Pincio – Gabriella Piroli – Guglielmo Pispisa – Leonardo Pelo – Gabriele Polo – Andrea Porporati – Alberto Prunetti – Laura Pugno – Serge Quadruppani – Christian Raimo – Veronica Raimo – Franca Rame – Lidia Ravera – Jan Reister – Enrico Remmert – Marco Revelli – Ugo Riccarelli – Anna Ruchat – Teresa Sarti – Roberto Saviano – Sbancor – Clara Sereni – Gian Paolo Serino – Nicoletta Sipos – Piero Sorrentino – Antonio Spaziani – Gino Strada – Subsonica – Carola Susani – Stefano Tassinari – Annamaria Testa – Laura Toscano – Emanuele Trevi – Filippo Tuena – Raf Valvola Scelsi – Francesco Trento – Nicoletta Vallorani – Paolo Vari – Giorgio Vasta – Maria Luisa Venuta – Grazia Verasani – Sandro Veronesi – Marco Vichi – Roberto Vignoli – Simona Vinci – Yo Yo Mundi
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Non commentate, ma se siete d’accordo potete aderire cliccando qui:

 www.petitiononline.com/trianero/petition.html


Magari potrebbe restare qui ferma, piantata come un albero, a guardare le stagioni che passano, e tornano, a guardare i camion, le automobili, tutta questa gente che passa e alla quale di lei non importa niente, nessuno che si domandi chi sia quella donna ferma lungo la strada e perché sia lì. Solo un dettaglio insignificante di un paesaggio visto in corsa da un finestrino, con la coda dell’occhio. Un cespuglio, un albero, un muro, un sasso conficcato nell’asfalto, una staccionata nascosta dall’erba. Tra muoversi o restare fermi, tra parlare o restare in silenzio, non c’è la minima differenza. Così, separa le labbra, apre la bocca, e mette un piede davanti all’altro. Una parola, due parole, un passo, due passi.

pagina 224, Strada Provinciale Tre, Einaudi, Stile Libero Big

Meno 8 giorni.
Ma lei era già lì, come lui, da tanto di quel tempo…


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A Casalecchio di Reno, Bologna, il 23, 24, 25 novembre: una sfida civile che esplora i troppi capitoli bui della storia della nostra Repubblica. Dibattiti, testimonianze, confronti, proiezioni, mostre. Per riflettere e “indagare” sui misteri d’Italia.

dalla homepage del sito:

Siamo davvero così?
di Carlo Lucarelli

Di festival del giallo e del noir ce ne sono tanti, e alcuni sono anche molto belli e importanti. Politicamente Scorretto, però, è particolare, perché si occupa di un tema specifico, quello di quanto il giallo – o il noir, o come si voglia chiamare questo genere che parla di mistero, inquietudine e metà oscura delle cose – si rapporta alle tematiche sociali e politiche, ai cambiamenti e alle contraddizioni della società e della storia. E soprattutto di come lo faccia, di quanto riesca ad essere critico e investigativo, e quindi scorretto, o quanto invece sia allineato o semplicemente indifferente (…)

Parteciperò a questo incontro, insieme ad Alberto Ibba di Rete Ambiente, responsabile della Collana VerdeNero. (il blog di verdenero, qui)
 
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Ore 16:30
Casa della Conoscenza – Piazza delle Culture
LO STATO DEL NOIR: SIAMO ANCORA POLITICAMENTE SCORRETTI?
Coordina: Carlo Lucarelli. Intervengono gli autori: Luigi Bernardi, Girolamo De Michele, Franco Limardi, Massimo Siviero, Mauro Smocovich, Valerio Varesi, Marco Vichi, Alberto Ibba e Simona Vinci.

Tutti i dibattiti e gli incontri delle tre giornate potranno essere seguiti in diretta internet sul sito.

PS. Segnalazione: su Punto sostenibile un pezzo di Anna Satolli e mio: Morire di Cemento.