E dopo il campo, l’acqua
Pubblicato: luglio 30, 2009 Archiviato in: Uncategorized | Tags: diversità, frammenti, scrivere, solitudine, storie 2 commenti
Lei viene dalla campagna. Te la immagini una ragazza che non ha mai visto altro orizzonte che un campo ritrovarsi qui, reclusa? A lei piaceva correre, e ora scopre che non sa nemmeno cosa voglia dire nuotare. E mentre il vaporetto ci riporta indietro e le stelle cominciano a esplodere nel cielo, tu avvicini le labbra al mio orecchio destro, un brivido leggero, e mi dici: la vedi quella finestra? La terza da sinistra, mettiamo, è lì che sta, e guarda verso di noi, e qui, su questa imbarcazione che si allontana, c’è sua sorella che va via. E lei la guarda andare, la guarda finché non sparisce. Sì, riesco a vederla, la fronte appoggiata al vetro e gli occhi scuri spalancati. Ora il suo orizzonte è quest’acqua immobile a sud e una striscia di terra dall’altra parte.
Quella che il mondo chiama follia è un’isola. E’ un viaggio concentrico con un’estensione forzata di quarantamila metri quadri. Per uscirne, puoi soltanto scavare. O imparare a nuotare.
La ragazza e il campo
Pubblicato: luglio 26, 2009 Archiviato in: Uncategorized | Tags: Fotografia, frammenti, Poesia, scrivere 3 commenti
Persone o stelle
Mi guardano con tristezza, le deludo.
Il treno lascia una linea di respiro.
O lento
Cavallo colore della ruggine,
Zoccoli, dolenti campane-
Per tutta la mattina la
Mattina si è andata annerendo.
Un fiore trascurato.
Le mie ossa hanno requie, i campi
Lontani mi sciolgono il cuore.
Minacciano di assumermi fino a un cielo
Senza stelle né padre, acqua buia.
Ché dietro non c’è più niente da guardare.
E la chiamano estate
Pubblicato: luglio 23, 2009 Archiviato in: Uncategorized | Tags: polemica, territorio 1 Commento
E va bene. E’ estate. Fa un caldo bestia. Qua a Bologna oggi ci sono 37 gradi. Dovevo partire per le Dolomiti zaino in spalla e poi non sono partita perché i sensi di colpa lavorativi mi assillano. Sono qui. Tra cinque o sei files aperti come gole profonde che mi chiedono energia, visione e lucidità mentale e un frasario cinese a portata di mano nelle pause. Già mi immagino, tra poche settimane, su un treno che corre verso il Wu-Tai-Shan mentre abbaio a una signora obesa carica di bagagli: bu iao gi lou!* Col terrore di sbagliare e di farmi sfuggire un: ni iou sing sceng huo ma? ** Va bene. E’ estate. D’estate i quotidiani -e i tiggì- mollano il freno definitivamente e si scatenano in consigli di sopravvivenza al caldo, gossip furiosi e pandemie funeste. E’ estate, e impazzano le intercettazioni telefoniche tra vecchi signori ridicoli e povere donne patetiche. Fa caldo. Siamo in Italia. Per far cadere un governo, col caldo e in Italia, occorre procedere per gradi e a colpi di cazzate. Però nel frattempo accadono delle cose. Tipo che senza grancassa e tromboni hanno approvato il Piano casa. E tipo che qualche giorno fa, Gasparri (dio mio, Gasparri, già solo scrivere questo cognome mi fa sudare freddo) ha presentato una mozione della maggioranza dove si chiede di tagliare i fondi alla ricerca sul solare. Fa caldo. Il sole picchia sulla testa degli italiani. Perché mai dovremmo pensare di usarlo per produrre energia? Ci basta e avanza che picchiandoci in testa ci conduca al delirio.
"Un padre non svende la figlia per far cassa. Qui, lo ripeto, stanno svendendo la nostra Italia davanti all’indignazione del resto d’Europa."
Giulia Maria Crespi, Fondatrice del FAI. L’intervista completa, qui.
* Per favore non spinga!
** Lei è attiva sessualmente?
Passaggi
Pubblicato: luglio 21, 2009 Archiviato in: Uncategorized | Tags: Fotografia, storie, tempo 3 commenti





Passano in una direzione. E anche nell’altra. Passano da soli. In coppia. Passano in gruppo. La luce gialla dei lampioni al sodio li ritaglia come sagome sopra l’asfalto sciolto. Anche loro si sciolgono. Si dissolvono. Passano e tornano indietro. Si fermano il tempo di un sorriso, di un respiro. Passano e non tornano più. Anche quando guardiamo dall’alto e ci crediamo sopra, fuori, siamo noi, quelli che passano.
Quali nuove poesie sei andata a cercare?
Pubblicato: luglio 20, 2009 Archiviato in: Uncategorized | Tags: jazz, Poesia, storie Lascia un commentolungo il cammino di alghe e coralli
e fosforescenti cavallucci marini faranno
una ronda al tuo lato.
E gli abitanti dell’acqua ti nuoteranno
subito al lato
Abbassa ancora un po’ la luce
lasciami dormire in pace, tatina mia
e se chiama non dirgli che ci sono,
digli che Alfonsina non torna,
e se chiama non dirgli mai che ci sono
digli che me ne sto andando.
Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine
Quali nuove poesie sei andata a cercare?
E una voce antica di vento e di mare
ti lacera l’anima
e sta là chiamando
e tu vai, fin là, come in sogno
Alfonsina addormentata, vestita di mare.
Alfonsina Y el mar
Voglio dormire
Denti di fiori, cuffia di rugiada,
erbose mani, tu, nutrice lieve,
tienimi pronte le lenzuola di terra
e la coperta di muschio cardato.
Vado a dormire, o mia nutrice, cullami
Ponimi una lucerna al capezzale
una costellazione; quella che ti piace;
tutte van bene; smorzala un pochino.
Lasciami sola: ascolta erompere i germogli…
un piede celeste ti culla dall’alto
e un passero ti traccia uno spartito
perché dimentichi… Grazie. Ah, un incarico
se lui chiama di nuovo per telefono
digli che non insista, sono andata…
(Scritto presumibilmente fra il 20 e il 21 di Ottobre 1938, fu da lei inviato personalmente a "La Nación" e pubblicato il giorno dopo la sua morte)
PS. Avishai Cohen è un contrabbassista israeliano. Compositore, suona anche il pianoforte e come si può dedurre dal video, canta.
Nel bianco, una strada tra me e te
Pubblicato: luglio 9, 2009 Archiviato in: Uncategorized 4 commentiMargherita II Regina di Danimarca, Nuuk, 21 giugno 2009 in occasione della celabrazione dell’Indipendenza della groenlandia sancita dal referendum dello scorso novembre (vestita con pantaloni di pelle di foca).
"Siamo molto ottimisti, anche se la produzione (di petrolio) non è ancora cominciata. Abbiamo il potenziale per diventare un emirato dell’Artico. E abbiamo anche oro, diamanti, uranio, zinco e piombo….Lo scioglimento della banchisa renderà più facili le perforazioni."
Jorn Skov Nielsen, direttore dell’Ufficio per il petrolio e i minerali groenlandese (senza pantaloni di pelle di foca).
Fonte: Internazionale 3/9 luglio 2009, da Liberation, Francia, Serge Enderlin.
** Motivazioni
Per Simona Vinci, le distese ghiacciate della Groenlandia, sono un nuovo punto di partenza alla ricerca di "un posto nel mondo". Dopo i reportage sulla distruzione del patrimonio ambientale italiano, sul cemento e l’acciaio che hanno strangolato il nostro paesaggio, Simona Vinci ha sentito il bisogno di purificare il suo sguardo, ricercando nel bianco dei ghiacci una primaria e originale fonte di ispirazione per questo suo libro-reportage. Le distese della Groenlandia rappresentano, per la sua ricerca, le pagine bianche su cui riscrivere, con un linguaggio semplice, diaristico, la sua rinnovata mappa interiore. Il groviglio delle città italiane, le strade, i cavalcavia che si intrecciano confondendo la visione, avevano bisogno di essere allontanati dalla percezione per fare spazio alla visione, alla pulizia e alla nettezza del paesaggio artico. la semplicità del paesaggio e delle popolazione descritte in questo libro si riflettono nella sommessa intensità della sua scrittura, così nitida, chiara, calma. La Vinci è stata capace di costruire, sulle orme del suo viaggio rale un viaggio dentro di sé ancora più vero, ma allo stesso tempo un viaggio all’esterno di sé, un confronto con l’esperienza e la ricerca dell’altro. Non si limita a raccontare solo fatti o episodi ecltanti, storie curiose o aneddoti su una terra ignota, ma si sofferma, con il suo sguardo delicato e attento anche su aspetti e particolari intimi e quotidiani di questo mondo di ghiaccio e silenzio. La scrittrice ha raccontato se stessa senza risparmiarsi, riuscendo allo stesso tempo a non invadere la scena, lasciando parlare le cose che la circondano. Lo scricchiolio del ghiaccio sotto gli stivali, il sibilo del vento, i colori accesi delle case, riescono a dire di più sull’intimità umana che non, a volte, intere pagine di descrizioni di stati d’animo. Proprio in questa rara peculiarità si trova l’affascinante segreto di Nel bianco. (…)
Maria Ida Gaeta
L’isola delle storie- Il ritorno
Pubblicato: luglio 8, 2009 Archiviato in: Uncategorized | Tags: anima, cose che succedono in giro, storie, tempo 6 commenti
Ho un taccuino pieno di indirizzi, di appunti, di disegnini: libri che devo assolutamente leggere e film che devo vedere. Ho la macchina digitale piena di scatti. E una fotografia che mi ha regalato Stanislas Guigui: un ragazzino sui dieci anni, nel quartiere del Cartucho, a Bogotà, che posa col suo coltello. Ho conosciuto tante persone, scrittori, giornalisti, (aggiunta: traduttori), attori, cuochi, orafi, scultori, insegnanti in pensione, studenti delle scuole medie e bambini che per il momento sono bambini e basta. A questo servono i festival, a trasformare le parole che hai scritto o quelle che hai letto in voce viva, sguardo, carne. Tra autore e lettore il patto muto diventa una stretta di mano, due vite che si incontrano anche solo per poche ore, ma si incontrano davvero.
E’ stato bello condividere il mio tempo, le emozioni, le parole. Grazie.
Pubblico in piazza Sant’Antioco