Kalaallit Nunat 2
Pubblicato: aprile 17, 2008 Archiviato in: Uncategorized | Tags: viaggi 2 commentiKalaallit Nunat
Pubblicato: aprile 17, 2008 Archiviato in: Uncategorized | Tags: storie, viaggi 5 commentiTorno a metà maggio.
Corpo e potere
Pubblicato: aprile 16, 2008 Archiviato in: Uncategorized | Tags: arte contemporanea, corpo, potere 1 CommentoIntanto ieri, a Milano, alla Galleria Pack, ho visto questa mostra curata da Francesca Alfano Miglietti:
E ho incontrato Franko B, che è da oltre un decennio uno dei miei artisti-faro.
Compiti, e orizzonte
Pubblicato: aprile 16, 2008 Archiviato in: Uncategorized | Tags: identità, polemica, potere, privato 17 commenti(…) Lasciamo perdere l’idea di ricostruire la sinistra, perché la sinistra non ci serve. E’ un concetto vuoto, che si può riempire soltanto di passato. La società non ha bisogno di un nuovo apparato di mediazione politica. Non ci sarà mai più mediazione politica. Il capitale ha scatenato la guerra contro la società. Non possiamo far altro che adeguare ad essa i nostri strumenti e i nostri linguaggi.
Non possiamo combattere quella guerra sul piano della violenza, per la semplice ragione che la perderemmo. La società deve costruire le strutture della sua autonomia culturale: dissolvere le illusioni che sottomettono l’intelligenza al lavoro al consumo e alla crescita, curare lo psichismo collettivo invaso dai veleni della paura e dell’odio, creare forme di vita autonoma autosufficiente, diffondere un’idea non acquisitiva della ricchezza. Non abbiamo altro compito. Ed è un compito gigantesco.
Franco Berardi Bifo, L’orizzonte, l’articolo completo uscito ieri su Carta, qui.
Momenti di smarrimento in cui penso di appendere un poster di Paris Hilton allo sportello del frigo ed eleggerla a icona e modello di vita. Momenti di delirio in cui penso: dato che forse posso, voglio una villa con la tavernetta, voglio pagare meno tasse, mi compro un suv bello alto che domina la strada, voglio la casa al mare, il congelatore pieno di cernie e faraone ripiene già belle che pronte, la cantinetta con la scorta di vini pregiati, voglio dormire serena dietro le mie inferriate e l’allarme inserito, voglio bandire la parola ‘etica’ dalla mia vita. E affanculo a quelli più sfigati di me. (E questo modello di pensiero vale anche per quelli senza villetta e senza suv, perché per ogni grado di sfiga, esiste un grado inferiore). Voglio essere anch’io come loro. Quelli così. Però poi penso che quelli così sono disperati, vivono nell’odio e nella paura, paura della diversità, paura di perdere i propri privilegi, paura di affondare, di non farcela, paura da riempiere di psicofarmaci, di ore e ore di televisione, paura a cui sfuggire rifugiandosi in un centro commerciale o in un outlet e costruendo barriere sempre più alte, bunker sempre più profondi.
Mi sento un’inutile zavorra, in questi giorni, zavorra di un Paese che del mio sguardo non ha il minimo bisogno. Io, lo stolto che guarda il dito mentre gli indicano la luna.
Intanto, tra due giorni parto, e vado in un Paese dove non esistono strade e non ci sono cantieri, un paese senza villette a schiera e senza fabbriche, ma dove lo stesso, un popolo libero si sta condannando all’autoestinzione pur di non sottomettersi al modello occidentale. Forse hanno ragione loro: ubriacarsi fino a collassare. Suicidarsi. Scappare.
Poi invece no. Poi torno e lo so che occorre continuare a fare, fare più di prima, e allora parto tenendomi a mente le parole che mi ha scritto ieri un amico giornalista. Queste:
Simona Vinci. Parti, tu che puoi. Se facessi il tuo mestiere avrei già preso un bellissimo treno per la mia adorata Berlino. L’italia è diventata come San Severo, il posto in cui sono nato, un paese da dimenticare.
Ieri sera attraversavo i viali a testa bassa sotto la pioggia, una macchina ha inchiodato davanti alla strisce pedonali e mi ha fatto passare. La prima cosa che ho pensato è stata che il leghista al volante mi aveva graziato. Ho la stessa sindrome di accerchiamento che provavo dopo Genova.
Chi resta deve darsi da fare. Lavorare, consumare suole di scarpe, raccontare quello che succede in Veneto, nelle fabbriche.
Devo smettere di angosciarmi. Sarà durissima.
Sarà durissima, sì.
Storie e corpi
Pubblicato: aprile 10, 2008 Archiviato in: Uncategorized | Tags: citazioni, corpo, racconti, storie 3 commenti
da Il cinico non è adatto a questo mestiere, conversazioni con Ryszard Kapuscinski