Il dolore degli altri- Tbilisi, Georgia

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Grembiuli da casa, pantofole di pezza, foulards legati sulla testa, un bastone posato accanto, espressioni attonite o disperate. Le mani di queste due anziane sedute sulla soglia di una casa, a Tbilisi. Mani grandi, segnate dal lavoro, dall’artrite e dalla vecchiaia. Mani che hanno lavorato tutta la vita, mai ferme, sempre a fare, cucire, cucinare, pulire, tirar fuori patate dai campi e bambini dalle pance, mani più da schiaffi che da carezze si direbbe a vederle così, ma chissà poi che dolcezza, invece. Mani che adesso, di fronte alla sciagura, non sanno più che cosa fare e restano lì, ingombranti che non si sa dove metterle, impossibili da nascondere, goffe a stringere un gomito, a tormentare il viso, a chiudere forte la bocca per non mettersi a urlare, di dolore o di rabbia.

ansa136000641008205819_bigCosa c’è in queste immagini (dalla galleria fotografica Georgia, la tragedia degli sfollati, Repubblica) che mi urta tanto? Che urtica, scortica, fa male? Oltre le ovvie pena ed empatia nei confronti di queste persone: anziani, donne e bambini trascinati fuori dalle loro case, fuori dalle loro vite. Dietro questa prima pelle, ce n’è un’altra e poi un’altra ancora. Strati di motivazioni, di emozioni, di domande che prudono come scabbia. Ad esempio: a cosa servono queste foto? (A cosa servono tutte le fotografie di guerra)? A dire ancora una volta che la guerra, qualsiasi guerra è brutta? A farci sentire buoni, capaci di pietas? Servono a fomentare l’odio per un nemico? A nutrire il nostro voyeurismo? Sfoglio quel saggio spiazzante di Susan Sontag che continuo a rileggere e nel quale non trovo nessuna risposta, solo altre domande. Chi sono i noi a cui queste immagini scioccanti sono indirizzate? Quel noi dovrebbe includere non soltanto i simpatizzanti di una piccola nazione o di un popolo privo di Stato che lotta per la propria vita, ma anche il gruppo ben più nutrito di chi si preoccupa, non foss’altro che a parole, di una qualche terribile guerra in corso in un altro paese. Le fotografie sono un mezzo per rendere "reali" ( o più reali) situazioni che i privilegiati, o quanti semplicemente non corrono alcun pericolo, preferirebbero forse ignorare.

Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri                 

E poi penso ai reporters, alla faccia tosta – Coraggio? Fede nell’utilità proprio lavoro?- che ci vuole a scendere per le strade di una città messa a ferro e fuoco e puntare l’obiettivo sui volti, sulla disperazione altrui, per portare a casa un servizio.

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PS. Queste tre fotografie sono tratte dalla galleria di Repubblica e non sono firmate, è indicata solo l’agenzia: Ansa per le prime due, Reuters per la terza.

PS2 Dietro l’Ossezia, lo scontro tra USA e Russia, di Carlo Benedetti, qui.


5 commenti on “Il dolore degli altri- Tbilisi, Georgia”

  1. utente anonimo ha detto:

    di sicuro non servono ai soldati usa in esercitazione congiunta con l’esercito georgiano, non servono ai turchi nella nato, agli infiltrati israeliani in ossezia, agli oleodotti da proteggere, alle trivelle dell’eni, ai russi che sono costretti a mostrare i muscoli perchè la democrazia comincia ad arrivare troppo sotto casa, allo scudo spaziale e alle presunte minacce iraniane.
    nel nome del profeta libero democratico progresso gratis per tutti!!!
    servono da scenografia alla tragedia che ha nome uomo.

    Il Verme Vincitore McCain (eroe di guerra)

  2. utente anonimo ha detto:

    i soldati usa in esercitazione

    agli infiltrati israeliani

    Ah ecco, meno male: è anche stavolta colpa degli USA e di Israele. Ora possiamo legittimamente indignarci.

  3. utente anonimo ha detto:

    perdonami se oso anche dire “esercitazioni congiunte russo-cinesi dell’estate scorsa”, sai sono solo uno sciocco che guarda i tg…
    la prossima volta che scendi in piazza sotto la stella a 6 punte, salutami giuliano, grazie…

  4. utente anonimo ha detto:

    La stella a sei punte me la porto nella mente e nel cuore in ogni momento della mia vita, non ho davvero bisogno di seguirla in qualche piazza; “giuliano”, chiunque sia, salutatelo te.

  5. ghiaccioblu ha detto:

    Piantatela subito, per favore. O andate altrove.

    S


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