WELCOME TO THE DOLL HOUSE

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Famiglia. Ho letto due libri, in questi giorni, che mi hanno riportata a questo tema – non che me ne fossi mai davvero andata, s’intende, è una questione dalla quale non si sfugge. Nessuno può farlo. Tanto più in tempi come questi in cui Chiesa e Stato ribadiscono il ruolo centrale della famiglia nella società. Con il dibattito aperto –anche se rimandato a tempi più quieti- sui Pacs eccetera. I due libri sono Il Ponte- un crollo di Vitaliano Trevisan, e La stanza di sopra, di Rosella Postorino. Libri diversissimi, per contenuto, e per stile, ma nei quali comunque è presente, direi pervasivo, il tema della famiglia. Famiglia come trappola mortale, come cellula cancerosa, come luogo della violenza e della sopraffazione. Humus nel quale far proliferare sensi di colpa e frustrazioni. Già.
Ma quale famiglia, poi?
Cosa intendiamo per famiglia, oggi, qui?
Padre+madre+bambino/i+nonni+nonne+zii+zie+cugini/e. E’ questa, una famiglia? No. Non più. Allora questa: Padre+Madre+bambino/i. Oppure queste: Padre+bambino/i. O Madre+bambino/i. Uomo+donna.  Qual è lo specifico della famiglia?  Il legame di sangue? Il sesso? La coabitazione in presenza di almeno una di queste due cose? Siamo cambiati, è innegabile. Eppure continuiamo a domandarci sempre le stesse cose; eppure, strade alternative dovrebbero cominciare ad essere contemplate, ponderate. Famiglia+Proprietà Privata. E’ questo l’ultimo disperato tentativo dell’Occidente di tenersi aggrappato a qualcosa? Certo. Ma finirà. E’ inevitabile che finisca. E allora che si fa? Io sono contro i Pacs, mi ha detto un amico qualche giorno fa. Perché mai lo Stato dovrebbe, nuovamente e come sempre, entrare anche lì, nella sfera più intima? Ti togli di mezzo la Chiesa e zac! Arriva lo Stato. Mai possibile che non si possa semplicemente liberalizzare la vita di un singolo e che sia lui a decidere a chi lasciare i suoi averi se ne ha, a chi delegare il diritto di decidere per lui in caso di necessità, chi avere di fianco al capezzale in caso di grave malattia? Certo che dovrebbe essere così. Ma non sarà mai così. Forse. Questa questione non è affatto chiusa. Ci torno su presto. Intanto, rileggo questo brano:
"Ogni volta che penso a una famiglia penso a una trappola. (…) E se mi guardo attorno, e osservo una qualsiasi famiglia, mi convinco che sì: una famiglia una trappola, e ogni trappola una madre, tutta intenta al suo lavoro di manutenzione e gestione dei meccanismi, ma forse dovrei dire degli organismi, che compongono la trappola famigliare in questione….."

V.T. Il ponte, un crollo, Einaudi

(anche sulle madri, ci torno presto).

PS I due fotogrammi sono tratti da Welcome to the doll house di Todd Solondz, regista -feroce- che nutre una particolare avversione per l’allegra famigliola americana e del quale è consigliata ( o sconsigliata, dipende) la filmografia completa.

15 commenti on “”

  1. Achille81 ha detto:

    A me sembra che ci sia un atteggiamento isterico da parte di chi sente che “la famiglia” sta diventando un concetto astratto, non più vincolato a sesso, anagrafe, genealogie.
    Ma se si provasse a guardare la cosa in maniera qualitativa e non quantitativa ?
    E se la famiglia fosse semplicemente quella fusione di luoghi e persone , laddove ciascuno di noi ” si sente in famiglia” ?

  2. Padone ha detto:

    Io Solondz non lo sconsiglierei a nessuno. Tutti dovrebbero vedere almeno un Solondz. Anche quelli che gli dà fastidio. Per esempio, quella scena dove la ragazzina va nella camera della sorellina che dorme e la sfinisce di smartellate, lei e il suo tutù del cazzo.

  3. lilith70 ha detto:

    bel tema. sai quanto lo senta anch’io. sono allergica, infastidita dal concetto di famiglia. dentro la mia testa questa cosa della ‘famiglia’ non c’è, non c’è mai stata. ognuno si porta dietro la propria storia. io, tu, molti altri,siamo dei disincantati. proprio ieri li ho comprati, questi due libri. quello di rosella, quando me lo mandò via mail,non sono riuscita a finirlo. troppe assonanze. mi faceva male.

  4. utente anonimo ha detto:

    una volta, salendo le scale della scuola per arrivare in classe, dopo l’ora di ginnastica, dissi d’improvviso a una mia compagna di classe: la famiglia è una cosa che fa piangere. lei mi guardò come si guarda una pazza. chiese spiegazioni, ma io non riuscivo a ripetere se non questo: la famiglia. fa piangere.

  5. ghiaccioblu ha detto:

    Achille81: assolutamente d’accordo con te. La famiglia può essere (ed è sempre di più) quella che si sceglie. Per me ‘famiglia’ è qualcosa che si costruisce sulle affinità elettive, per amore, amicizia, e per motivi anche imperscrutabili, se vuoi. Paradossalmente, mi pare che ci sia più calore familiare negli ambienti omossessuali, forse perché sono ‘giovani’, non hanno strutture di riferimento bolse e irrancidite e dunque devono inventarsene di nuove, giorno per giorno…la sfida è non ricadere negli stereotipi, per questo, quando sento parlare di ‘matrimonio’ tra gay rimango basita: ma come, anche voi? Non lo vedete che è una roba morta, quella lì? comunque, ci torniamo su.
    a presto.
    s.

  6. ghiaccioblu ha detto:

    E infatti, a un’ipotetica lista di letture sulla famiglia contemporanea aggiungerei a quei due libri che ho citato anche La colpa e Il silenzio che viene alla fine di una certa Deborah Gambetta. 🙂 Io però non credo di essere disillusa, al contrario sono illusissima che si possa – si debba- inventare una famiglia nuova. Una rete ci vuole ma deve essere flessibile e far passare tanta aria…

  7. ghiaccioblu ha detto:

    per l’utente anonimo/a: la famiglia fa anche ridere. vedi Solondz. Palindromi è stupefacente. Mi sto ancora rotolando. (E anche il Ponte di V.T.) Entrambi ferocemente ironici.

  8. Achille81 ha detto:

    Il punto è proprio questo. Forse ( e dico forse perchè non mi sento rappresentante di nessuno) noi gay vogliamo prima di tutto delle garanzie di tutela ( saranno prosaiche ma voglio il diritto di assistere il mio compagno in ospedale ) e poi vogliamo il diritto come tutti gli altri di scegliere il matrimonio o rifiutarlo oppure reinventarlo.
    E’ una questione di libertà di scelta che dovrebbe essere di tutti, senza distinzioni.

  9. Systems ha detto:

    credo nel caos
    dirompente in ogni direzione
    credo negli intenti omicidi della logica
    credo nella solitudine del sole
    credo nel margine
    credo nello sconvolgimento dei sensi
    credo nel panico, selvaggio panico
    credo nella malattia
    credo nel pluriuniverso
    nella forza delle sue infinite combinazioni
    credo nei prossimi cinque minuti

  10. quellochemanca ha detto:

    Famiglia è una maniera di sentire il mondo…di sentirsi nel mondo…famiglia puo essere una maniera diversa di guardarlo quel mondo…un modo nuovo per essere guardati da quel mondo…famiglia e’ uno sguardo…una carezza…famiglia è anche un attimo isolato in cui si riesce a condividersi…

  11. DevilsTrainers ha detto:

    mioddddio, apprendo qui (grazie) che è uscito il nuovo di trevisan, che aspettavo dall’ottobre 2004 (wordstars – trilogia della memoria).

    happyness, di solondz, è un capolavoro… (gli altri li sto cercando).

    la famiglia: la famiglia mi fa venire automaticamente in mente la cognizione del dolore di gadda.

    un veleno che può mitridatizzare o uccidere dentro molto lentamente.

    un abbraccio,
    peter

  12. flalia ha detto:

    Non condivido né la retorica sulla famiglia (da che pulpiti poi, spesso!) né l’opposta retorica anti-famiglia (famiglia vista solo o prevalentemente come trappola o luogo di violenze e silenzi astiosi).
    Gli orrori accompagnano a volte le relazioni fra umani, che siano “ufficialmente” famiglia o no.
    Sono d’accordo sulla famiglia come persone che si sentono a “casa” quando sono insieme, e che sono devoti l’uno all’altro (di qualunque sesso o genere siano).
    Ciao 🙂

  13. contenebbia ha detto:

    Dovresti vedere anche “Storytelling” di Solondz ove il Nostro, oltre a calpestar il concetto di American Family si concede alcune non banali considerazioni sull’atto creativo. Per averne una copia con i sottotitoli (almeno in inglese) l’ho dovuto comprare in Germania…Potremmo vederlo insime, sempre se ti fidi ancora di quel vecchio marpione del Conte…

  14. ghiaccioblu ha detto:

    amatissimo conte, lo vedi che sei un marpione? Storytelling è già in mio possesso…me l’hai regalato l’anno scorso…comunque, alla lista cinema-famiglia occorre aggiungere due fondamentali del ‘nostro’ Harmony Korine: Gummo e Julien Donkey-Boy.
    qui: http://www.harmony-korine.com/
    bacio.s

  15. Achille81 ha detto:

    Posso permettermi di consigliare un libro magnifico a riguardo ? “Correndo con le forbici in mano” di Augusten Burroughs. In uscita anche il film ( meno bello ma piacevole).


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